L'articolo affronta il tema della calibrazione dei sensori amperometrici con l'utilizzo del metodo DPD colorimetrico spiegando eventuali problemi e la metodologia da seguire per ottenere dei risultati ottimali.
Probabilmente se si sta consultando questo articolo, si è già sentito parlare di sensori amperometrici e di analizzatori come quelli di cloro, ozono, biossido di cloro e acido peracetico (per nominarne alcuni), tutti sistemi che vengono calibrati utilizzando dei kit DPD manuali.
Nonostante la sua diffusione il metodo DPD non è ben compreso, infatti:
- il test DPD non può determinare l'assenza di residui;
- gli errori sulle misure del DPD possono arrivare fino a ±100%;
- una parte significativa delle chiamate di assistenza tecnica che riceviamo sono correlate a problemi derivanti da una calibrazione scadente.
Fiale di DPD contenenti ossidante(acqua rossa) o non (fiala trasparente)
Fiale di DPD contenenti con ossidante (acqua rossa) e senza (trasparente)
Il DPD (ossia la N.N-dietil-p-fenilendiammina) è una sostanza chimica che, se miscelata con acqua contenente un ossidante, cambia colore a seconda della concentrazione dell'ossidante presente. Un colorimetro portabile è uno strumento che misura la luce che passa attraverso la soluzione colorata e misurando l'assorbimento di questa luce da parte del liquido dà un valore di concentrazione.
Di solito è usato per controllare la concentrazione del cloro libero, cloro totale, ozono, biossido di cloro e così dicendo in acqua.
Quando il kit DPD dà un valore, questo valore è spesso utilizzato direttamente - senza farsi troppe domande - per calibrare strumenti per la misurazione in continuo. In questo passaggio fondamentale entra in gioco l'esperienza: la qualità della misurazione e del controllo che è possibile offrire attraverso uno strumento per l'analisi in continuo è direttamente proporzionale alla bontà della calibrazione, o anche: "L'esattezza di una analizzatore in linea dipende dall'esattezza della calibrazione".
In questo approfondimento si affrontano i seguenti punti:
i limiti del metodo DPD: torbidità, assenza di ossidante, decoloramento, pH ed interferenti;
come ridurre al minimo l'errore della misurazione DPD: campionamento, allineamento e pulizia;
fattori a cui prestare attenzione: basse concentrazioni, colore rosa, presenza di macchie sul vetro delle fiale;
una chimica poco conosciuta: misurazione del bromo e del clorito invece del biossido di cloro;
risciacquare e ripetere: vale davvero la pena ripetere il test DPD?